“Sasso in bocca” di Lillo Garlisi

Sasso in bocca è un libro le cui citazioni sono dappertutto, eppure la maggior parte delle persone che le scrivono, non lo hanno neppure letto. “È introvabile” – dicono. Proprio per questo motivo Lillo Garlisi, della casa editrice Zolfo, ha pensato che fosse necessario ripubblicarlo. Ne parla a Trame Festival con il giornalista Gaetano Savatteri e Nuccio Iovene. Ma un libro di quasi trent’anni fa vale veramente la pena di essere rimesso in circolazione? Può essere ancora utile a descrivere la situazione in cui ci troviamo attualmente? Secondo Garlisi e Iovene la risposta è sì. Michele Pantaleone, che è stato uno dei primi militanti a scrivere di mafia, è stato capace di capire e descrivere i meccanismi mafiosi aldilà dei fatti crudi più noti all’opinione pubblica, come sparatorie e omicidi. La definizione esatta di mafia, invece, è un’organizzazione criminale che persegue l’arricchimento collegandosi ai sistemi legali. Questo libro riesce quindi anche a smentire gli elementi “folcloristici”, come li definisce Garlisi. Nuccio Iovene, d’altra parte, sostiene che “Sasso in bocca” sia rilevante anche per tenere memoria dei fatti avvenuti, quando nel Paese non si pensava alla mafia e invece proprio in quel momento essa iniziava ad allargarsi e a stabilirsi su un altro fronte: l’America. Questo libro, durante quegli anni, si è diffuso ed ha raggiunto un successo mondiale: Savatteri lo definisce una sorta di “Gomorra del 1970”. Proprio per questa ragione, al tempo, Pantaleone venne scomunicato dalla sinistra, proprio come successe a Sciascia.Il dialogo termina con la riflessione lanciata da Savatteri, ritornando al discorso iniziale, sulla modernità e attualità di alcuni concetti e frasi di Pantaleone, che ormai potrebbero essere considerate slogan.

Manuela Tulliani

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