A 27  anni dalla morte di Giovanni Falcone continuiamo ancora oggi a studiare il suo caso e in particolar modo il suo personaggio. L’occasione di scoprire altri aspetti della personalità e della sua storia ci viene offerta durante la presentazione del libro a cura di Enzo Ciconte e Giovanna Torre, intitolato “L’uomo, il giudice, il testimone”. Quest’ultimo è diverso dagli altri libri su Falcone, perché non si limita a idealizzarlo come un eroe, ma ha, anche, lo scopo di trasmettere le testimonianze dirette delle persone che hanno vissuto vere e proprie esperienze con lui,  dandoci la possibilità, quindi, di conoscerlo prima di tutto come uomo. Un esempio è il magistrato Giancarlo Caselli, anche lui presente all’incontro, che lo aveva incontrato qualche hanno prima del tragico evento. «La figura di Giovanni falcone è una figura di coraggio, molto complessa con alti e bassi, luci ed ombre. Lo ricordiamo tutti come un eroe, come un esempio, come un uomo eccezionale… ma così lo ricordiamo soltanto dopo morto!» – afferma senza mezzi termini. Prima di morire, infatti, Falcone era stato vittima di svariate ingiustizie tra cui aggressioni, falsità e  maldicenze. Trovandosi tutte le porte di Palermo chiuse in faccia, è stato costretto a rifugiarsi a Roma al Ministero della Giustizia, dove non smise di combattere. Gli autori del libro non hanno voluto mettere l’accento sulla morte del personaggio, piuttosto si sono soffermati sulla sua nascita. Il libro esce nelle librerie proprio il 18 maggio 2019 data in cui, se Falcone fosse stato ancora in vita, avrebbe compiuto gli 80 anni. Un messaggio del libro ci viene riassunto da Enzo Ciconte che  ci racconta un episodio in cui Falcone, amante e collezionista di penne stilografiche, ha fatto convocare il collega Guarnotta nella sua stanza, con lo scopo di fargli notare la sua nuova e costosa penna stilografica, ma senza ottenere risultati. Guarnotta, infatti, anche lui collezionista, capite le intenzioni di Falcone, ha finto di non notarla facendolo andare su tutte le furie. L’umanità del personaggio è ciò che Giovanna ed Enzo vogliono trasmettere per evitare che persone come lo stesso Falcone e Borsellino vengano utilizzate come semplici  figure da sbandierare senza sapere cosa ci sia veramente dietro. Gli autori affermano che il libro è nato «per restituire un immagine che fosse il meno retorica possibile».

il VIDEO

Intervista a Enzo Ciconte e Giovanna Torre

Sofia Stopponi